BRASILE

Dati sull’emigrazione veneta verso il Brasile

Da fine del 1800 ad inizi del 1900

Nel 1859 Il regno Lombardo-Veneto – governato dagli Austriaci – risultava essere il più ricco tra stati dell’allora penisola italica.

Nel 1866 Il Veneto venne annesso all’Italia.

Nel 1875 – dopo quasi dieci anni dall’annessione – il Veneto era sprofondato tra le regioni più povere dell’Italia. Dal 1875 incominciò quindi nel Veneto – e nella provincia di Treviso in particolare – l’emigrazione di massa verso le Americhe.

Emigrazione Italiana in Brasile dal 1870 al 1950:
Aree di provenienza: 53% dal Nord Italia (di cui il 26% rappresentato Veneti), 32% dal Sud Italia, 14% dal centro Italia.

Brasile inizi 1900 – matrimonio di Sanson Angela e Rosolen Giovanni.

Emigrazione dal Veneto

Dal 1888 al al 1891…il Veneto raggiunse l’apice dell’immigrazione. Emigrò circa il 15% della popolazione Veneta con punte del 30% nelle provincie di Treviso e nel Basso Polesine in provincia di Rovigo.
Furono numerosi i paesi trevigiani che si svuotarono quasi completamente (conseguentemente alcuni parroci chiesero al Vescovo la dispensa per poter emigrare assieme ai loro parrocchiani).

La stessa sorte accadde anche nel paese di Zoppè di S.Vendemiano. In pochi anni la sua popolazione si ridusse notevolmente. Fu così che nel 1891 Bortolotto Giovanni – di professione calzolaio e papà della nona Catina – decise di emigrare in Brasile con tutta la sua famiglia.

In Brasile, nel 1913, la famiglia Sanson di componeva di 18 persone. Nell’autunno di quell’anno il gruppo famigliare decise di ritornare in Italia. La traversata oceanica fu effettuata con la nave a vapore “Garibaldi”.

L’immagine pubblicata è la parte illustrata di una cartolina inviata in Italia a ricordo del rimpatrio.

Altri dati sull’emigrazione:
Dal 1876 al 1976 (periodo di 100 anni) emigrarono 29.000.000 di cui 3.300.000 Veneti.(si stima che solo 1/3 ritornarono in Italia)

Dal 1876 al al 1900 (periodo di 24 anni) emigrarono 900.000 Veneti. Verso il Brasile, dal 1880 al 1950, (periodo di 70 anni) emigrarono oltre 1.500.000 veneti.

Fino al 1892 la Provincia di Treviso contava circa 400.000 abitanti, in pochi anni ne rimasero 150.000.

Brasile – Sonego Paolo

Perchè si emigrò dal Veneto.
Le principali cause furono:

  • Le tasse sempre più pesanti per sanare i tanti debiti di guerra accumulati dal governo Sabaudo.
  • Il mantenimento di un apparato militare che risultava essere addirittura più numeroso e dispendioso di quello Inglese.
  • La chiusura delle ns esportazioni di prodotti agricoli verso la Francia (bloccate dal governo francese).
  • L’introduzione della ferma obbligatoria (vedi legge La Marmora del 1862). ..con la conseguenza che MOLTE BRACCIA FURONO TOLTE dai nostri territori agricoli. Con questa legge il nuovo governo Sabaudo imponeva: ben 7 anni di ferma obbligatoria per gli allora ventenni ( nati nel 1842) e 5 anni di ferma obbligatoria nei successivi anni. Solo dopo il 1872 la leva obbligatoria veniva ridotta a 3 anni.

Queste alcune cause principali. Ma a colmare la disperazione e la rabbia dei nostri braccianti fu in particolare l’introduzione – nel 1886 – dell’odiata TASSA SUL MACINATO .

Il mulino fungeva da esattore. Si doveva quindi pagare la tassa subito e direttamente in basa alla quantità di grano che doveva essere macinato. L’applicazione di questa nuova tassa provocò la ribellione di ns agricoltori. Numerosi furono i tumulti anche sanguinosi e gli scontri e gli arresti operati dalle forze dell’ordine. Tutto questo mise in ginocchio la nostra già fragile economia agricola.

Miseria, malcontento e protesta verso Governo e padroni erano ben presenti nella rabbia dei contadini.

È in questo contesto che trovò fertile terreno la proposta di tanti emissari e avventurieri delle compagnie di navigazione italiane che giravano nei ns territori e che promettevano ai ns agricoltori terra-lavoro e prosperità in “Merica” ed in particolare in Brasile.

Il Brasile diventava quindi una terra promessa e incominciò l’avventura di un esodo che può ben definirsi BIBLICO.

Abolizione della schiavitù

Nel 1865 il presidente Abramo Lincoln abolì la schiavitù negli Stati Uniti.

Nel 1888 il Brasile – ultimo degli stati americani..23 anni dopo Stati Uniti – abolì la schiavitù. Conseguentemente molti schiavi impegnati nelle piantagioni cercarono di fuggire dalle stesse e raggiungere le città brasiliane. Mentre chi restava nelle piantagioni non garantiva la continuità del lavoro sino allora svolto (ma anche dopo, nel 1891, la nonna Catina raccontava che gli schiavi alla sera venivano incatenati nello loro baracche).

Gli emissari delle compagnie di navigazione italiane che giravano nei ns territori e che promettevano ai nostri antenati “terra-lavoro-prosperità in Merica” erano solo l’applicazione di una ricerca di manodopera già predisposta dai grandi latifondisti Brasiliani.

I “fazenderors Brasiliani” – dopo abolizione della schiavitù – avevano un gran bisogno di manodopera a basso costo da impiegare particolarmente nelle coltivazioni del caffè e della canna da zucchero. Nella loro ricerca avevano puntato gli occhi all’Europa. Erano perfettamente a conoscenza che in Italia e nel Veneto in particolare c’erano le condizione migliori per sguinzagliare gli agenti delle ns compagnie di navigazione.

Sanson Giobatta padre di Angelo, Antonio, Pietro, Angela, Luisa e Marianna

Brasile inizi del 1940 – Sonego Paolo marito di Sanson Marianna con a sx il figlio Giuseppe

I “fazenderors Brasiliani” – dopo abolizione della schiavitù – avevano un gran bisogno di manodopera a basso costo da impiegare particolarmente nelle coltivazioni del caffè e della canna da zucchero. Nella loro ricerca avevano puntato gli occhi all’Europa. Erano perfettamente a conoscenza che in Italia e nel Veneto in particolare c’erano le condizione migliori per sguinzagliare gli agenti delle ns compagnie di navigazione.

Per i grandi “fazenderos brasiliani” nei nostri territori esistevano i presupposti migliori in quanto – per loro stessa affermazione: “C’erano famiglie numerose, laboriose e credulone”. Infatti fu facile far credere ai ns agricoltori che in Brasile c’era addirittura l’albero del pane a cui bastava raccogliere il frutto per sfamarsi!!!

Possiamo quindi affermare che alle spalle della rabbia dei ns contadini c’era la REGIA OCCULTA dei governi di allora che già per tempo avevano steso degli importanti accordi per gestire il flusso migratorio.

In particolare la Convenzione del 1872 tra governo Italiano e Brasiliano definiva che: A carico dell’emigrante e della sua famiglia c’erano le spese di viaggio e trasporto bagagli sino al porto di imbarco (generalmente Genova e/o Marsiglia). Viaggio gratuito – in 3° classe – dal porto di imbarco sino al porto di arrivo.

Il viaggio in nave (verso la fine del 1800/inizi del 1900)

Novembre e/o dicembre erano I mesi preferiti per l’emigrazione. Il viaggio verso il Brasile dei nostri nonni durava circa 28/30 gg. Seguiva le rotte già tracciate da Cristoforo Colombo.
Si passava lo stretto di Gibilterra, si costeggiavano e si scendevano le coste africane passando per le isole Canarie, poi si attraversava l’oceano approdando in Brasile nel porto di Rio de Janeiro. Il viaggio poi continuava lungo la costa brasiliana.
Altri sbarchi quindi a Santos – porto di S.Paolo – poi sempre più a Sud fino agli sbarchi nei porti di Montevideo (Uruguay) e Rio della Plata in Argentina.

Per l’emigrazione via mare furono usate le navi dell’epoca che i nostri emigranti chiamavano comunemente “bastimenti”. Queste navi altro non erano che vecchi velieri mercantili a vapore e con alberi a vela di costruzione Inglese. Erano stati acquistati, riciclati e adibiti al trasporto passeggeri dalle nostre compagnie di navigazione italiane.

A bordo – tutte queste situazioni – alimentavano l’insorgere di numerose malattie. Le più diffuse erano il morbillo e la varicella che colpivano soprattutto i bambini. Bambini e neonati erano presenti in questi viaggi. Tante donne partorivano durante la traversata dell’Oceano. Spesso i disagi accumulati causavano la perdita del latte nelle donne e questo provocava il deperimento e la morte di tanti neonati e/o dei figli da allattare.

A quel tempo – nei diari di bordo delle compagnie di navigazione – veniva catalogata come NELLA NORMA: la morte durante il viaggio di quasi il 50% dei bambini sotto i 2 anni (anche alla nonna Catina morì il fratellino di appena 2 anni dopo lo sbarco a Santos).

Queste situazioni di grande sofferenza portavano a definire il viaggio come qualcosa di INFERNALE e tanti emigranti – già durante il viaggio – maledivano IL GIORNO DELLA LORO PARTENZA e/o imprecavano verso Cristoforo Colombo per aver scoperto l’America.

Nella mia ricerca – scorrendo le tante liste di sbarco nei porti brasiliani – ho scoperto che il 26 gennaio 1889 con il bastimento “ Palestro” – partito da Genova il 30 dicembre 1888 – sono sbarcati nel porto di Santos (Brasile): Sanson Angelo di 23 anni con i fratelli Domenico di 17, Luigi di 13, la sorella Maria di 10 e la madre Maria di 49anni. Ricostruendo il ns albero genealogico posso affermare che questo gruppo è direttamente imparentato con Sanson Giobatta (padre di Angelo-Antonio).

I bastimenti più grandi potevano trasportare sino a 800 persone ma spesso veniva oltrepassato questo limite. I ns emigranti venivano alloggiati in 3° classe – in pratica nella stiva – ovvero nella parte più bassa della nave dove c’erano i bagagli e vicino agli spazi destinati alla sala macchine..(.caldaia a vapore alimentato dal carbone e/o legna). Il dormitorio comprendeva 2 grandi stanzoni. Uno per i maschi e i bambini sino a circa 8 anni, l’altro per le donne, le bambine e i figli maschi in giovane età.

Il mal di mare, la sporcizia e il suo odore nauseabondo, il cambio climatico..(..in 30 gg si passava dal freddo inverno… all’estate brasiliana) – la scarsità del cibo, l’ impossibilità di lavarsi.

La distribuzione del cibo avveniva in coperta sul ponte della nave. Il capo famiglia – su apposito pentolone – doveva ritirare il pranzo destinato alla propria famiglia che rimaneva sotto coperta. Era questo uno dei rari momenti in cui i ns emigranti potevano respirare una salutare boccata d’aria. Le regole a bordo erano ferree e severe e la passeggiata in coperta e/o sul ponte della nave era un privilegio riservato ESCLUSIVAMENTE ai soli passeggeri di 1-2 classe.

Il passaggio dell’Equatore era spesso vissuto dagli emigranti con grande attesa e trepidazione. All’imbarco veniva loro raccontato che la nave doveva superare con un salto questo scalino d’acqua. Era una “burloneria” comunicata dai marinai che si divertivano a tenere spaventati gli ignari ed ignoranti emigranti.

Chiesa di Cascalho (Brasile). In questa chiesa furono battezzate Sanson Amabile e Regina

(riferimento lista sbarco ord 355 fam. 11921).
Di conseguenza ritengo molto probabile che il nostro nonno Angelo e il fratello Antonio e i loro genitori fossero presenti su quella nave. Leggendo le tante lettere pubblicate dai discendenti dei nostri emigranti che vivono in Brasile si può comprendere quanto sia ancora vivo il legame che gli tiene uniti all’Italia. Moltissimi chiedono e cercano di conoscere la storia delle loro origine Italiane. Da sempre hanno mantenuto in Brasile il nostro dialetto e le nostre tradizioni.

Mi ha colpito in modo particolare quanto scritto da una anziana signora brasiliana di chiare origini venete. Per tutta la vita ha cercato le sue origini. Si ricordava che i suoi antenati erano nativi di Oderzo e tra le sue numerose lettere di ricerca – inviate in Italia e scritte in dialetto – concludeva sempre con la frase:

“NO TE POL SAVER CHI CHE TE SE… SE NO TE SA DA ONDE TE VIEN” 
(Non puoi sapere chi sei… se non sai da dove vieni)

Rio de Janeiro – Brasile
Santuario de Nossa Senhora da Penha

Il santuario sorge sopra una grande roccia. E’ visibile anche da lontano per chi entra nella baia di Rio de Janeiro.

Per arrivare al santuario si devono salire oltre 380 scalini scavati nella pietra. Ottobre è il mese dedicato ai festeggiamenti della NOSSA SENHORA DA PENHA. In questa occasione – come vuole la tradizione – molti pellegrini arrivano alla sommità del santuario salendo i 380 scalini in ginocchio.

Il culto in questa chiesa si diffuse nel 1728 quando il capitano BALTAZAR ABRAN CARDOSO si trovò in questi luoghi di sua proprietà di fronte ad un grande serpente velenoso. Ebbe salva la vita invocando la Vergine Maria alla quale fu riconoscente costruendo una Cappella e posando all’interno il quadro raffigurante la Madonna DE NOSSA SENHORA DA PENHA che lui aveva sempre venerato.

A causa del miracolo – che salvò al capitano Cardoso – la Madonna divenne la protettrice verso gli animali feroci.

Il culto e la devozione verso la Madonna DE NOSSA SENHORA DA PENHA è tra i più popolari in Brasile.

Alla sua immagine rivolsero la preghiera anche i nostri antenati emigrati in Brasile. Chiedevano grazia e aiuto per sfuggire ai tanti mortali pericoli nascosti nella foresta Brasiliana.

(..l’originale di questa immagine è stata scoperta da Danilo all’interno di un vecchio quadro appartenete alla nonna Catina. Da una attenta analisi è risultato che la filigrana originale della carta è di oltre 150 anni fa. E’ verosimile credere che tale immagine sia rientrata con la nonna dal Brasile nel 1913 dopo essere stata sempre esposta nelle abitazioni brasiliane della famiglia Sanson..)

Don Noè Tamai – Presenta il sito web dei “Nevodi dea nona Catina” (in portoghese e in italiano)

Apresentação do site “Os Netos da Avó

Catina”

ITALIANO

Le ricerche delle origine delle persone emigrate in Brasile e negli altri Stati dell’America Latina – condotte dai discendenti che vogliono conoscere “da dove” sono partiti i loro antenati (in modo di ottenere la doppia cittadinanza) mi ha sempre appassionato. Anche il fatto che negli emigranti – o i loro discendenti – ci sia la volontà di conoscere la terra di origine, con le tradizioni, le colture e i volori portati oltre Oceano, ritengo che tutto questo sia una realtà apprezzabile e di grande importanza, di stimolo e provocazione per le giovani generazioni future. Tutti noi conosciamo il detto: “Non c’è futuro per chi non conosce il passato”. Come è pur sempre vero che: “La storia è maestra della vita” Riflettendo tra passato e futuro ricordo con piacere un bell’esempio, ovvero l’immagine presentata da un Vescovo – mio grande amico – Mons. Decio Sossai Zandonadi (Vescovo in Brasile e originario di S.Lucia di P.) che diceva: “conoscendo il passato in relazione al futuro è come la fionda, che quanto più tiri indietro, tanto più arrivi lontano”.

Ora i “nevodi dea nona Catina” hanno creato un sito web riguardante la storia dei loro antenati. Mi è stata chiesta una mia presentazione per l’inaugurazione di questo mezzo di comunicazione. Credo di poter affermare che i “nevodi” e i loro famigliari abbiano avuto l’intenzione di creare questo sito allo scopo di far conoscere il loro passato perchè resti nella storia. Tutto questo per meglio vivere il presente e proiettarsi con fiducia verso il futuro. Far conoscere il loro passato – non è soltanto un ricordo storico magari un pò nostalgico – ma è VITA. Sono valori umani, sociali e cristiani vissuti da chi ci ha preceduto. Sono valori che dobbiamo ora realizzare e trasmettere poi alle future generazioni.

Auguro che questo sito web possa essere conosciuto da quanti sono della famiglia di nonna Catina. Dai tanti che risiedono in Italia e da quelli presenti nelle varie parti dell’Europa e anche in Brasile. Perchè è là in Brasile che nonna Catina è emigrata, si è sposata e ha avuto i primi figli. Ritornata poi in Italia – sua terra natale – ha dato origine alla discendenza di numerosi nipoti e pronipoti.

Auguro che “nevodi dea nona Catina” siano tutti dei buoni “tiratori di fionda” (quanto più tiri indietro, tanto più arrivi lontano)

Buona fortuna!

PORTOGHESE

As pesquisas de origens de pessoas emigrantes para o Brasil ou outro país da América Latina, cujo os descendentes querem saber de onde saíram seus antepassados para obtenção da dupla cidadania, ou aquelas que querem saber quem é o italiano antes delas, sempre me apaixonou.

Ou pelo simples fato, dos emigrantes ou de seus descendentes ter a vontade de conhecer a terra de origem, com as tradições, as culturas e seus próprios valores levados à outro oceano, acredito que é realmente valioso e de grande importância e também estimulante e desafiador para as gerações futuras, para a geração dos mais jovem.

Todos nós conhecemos o ditado: “Não há futuro para os que não conhecem o passado. Como também continua a ser verdade que “A história é a mestre da vida.”

Eu gostei, e eu não vou esquecer facilmente, refletindo o passado e futuro, um belo exemplo, a imagem apresentada de um Bispo, grande amigo meu, Dom. Decio Sossai Zandonadi, Bispo no Brasil, de origem trevisana, Santalucesi, que dizia “conhecendo o passado em relação ao futuro é como um estilingue, que quanto mais você puxar para trás, mais longe ele alcança.

OS “NETOS DA AVÓ CATINA” estão criando um site na internet da sua própria história do passado…

Solicitado de uma apresentação deste meio de comunicação e de informação me parece que os netos e suas famílias tinham a intenção de fazer o descrito acima, isto é conhecer o passado, porque ele permanece na história, para melhor viver o presente e projetar-se para o futuro.

Não é unicamente uma recordação histórica, talvez um pouco nostálgico, mas é a vida, são valores humanos, sociais e cristãos, experimentado por aqueles que nos precederam, devemos realizar hoje e transmitir às novas gerações.

Espero que este site possa ser conhecido por aqueles da família da Avó Catina, aqueles que vivem na Itália, em várias partes da Europa e também os que vivem no BRASIL, em particular os do Brasil, porque foi para lá que Avó Catina emigrou, se casou e teve tantos filhos, que em seguida retornou à Itália, sua terra natal, deu origem à uma numerosa descendência de netos e bisnetos…

O meu cumprimento aos “NETOS DA AVÓ CATINA” e à todos aqueles que vão ler o site que será lançado, que todos sejam bons de estilingue e Boa Sorte!

ALBERO GENEALOGIA

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