La vita di Angelo e Catina
Nel 1891 Bortolotto Caterina aveva 9 anni – e assieme a tanta popolazione dei nostri Paesi - anche la sua famiglia decise di emigrare in Brasile.
In Brasile la nonna Catina si sposò con Sanson Angelo e diede alla luce alle prime 6 figlie.
Nel 1913 il nonno Angelo aveva 37 anni e la nonna Catina ne aveva 31. Era in Brasile da 22 anni ed era mamma di sei figlie: Teresa di 11 anni, Angela di 9, Amabile di 7, Regina di 5, Maria di 3 e Antonietta di appena 3 mesi.
La famiglia Sanson si componeva inoltre di Antonio (f.llo di Angelo) con la moglie Fadalti Maria e i figli: Giovanni, Pietro, Angelo, Anna e Rosina. In famiglia c’era inoltre Pietro (f.llo di Angelo e Antonio) con i vecchi genitori Giobatta e Maria.
In Brasile - nel 1913 - la famiglia Sanson di componeva di 18 persone. E fu così che nell’autunno di quell’anno si decise di ritornare in Italia.
Fu un distacco doloroso in quanto la nonna Catina lasciava in Brasile i sui genitori e i fratelli che non avrebbe mai più rivisto. Lasciava in Brasile anche i tanti ricordi del tempo trascorso in quella terra calda e fertile dove aveva duramente lavorato nelle piantagioni di caffé. La nonna Catina - in questo lontano Paese – non aveva solo lavorato. Ricordava che dall’Italia si era portata il libro della dottrina Cristiana e - nei pochi momenti liberi - impartiva costantemente lezioni di Catechismo non solo ai figli, ma anche ai tanti bambini presenti nella Fazenda.
I fratelli Sanson Angelo, Antonio e Pietro lasciavano per sempre in Brasile le sorelle Angela, Marianna e Luisa – tutte sposate e già inserite nelle famiglie Rosolen, Sonego e Pellinzon.
La famiglia Sanson arrivò in Italia verso la fine di ottobre del 1913. Trovò casa e campagna a Campolongo di Conegliano (dove ora è sorto il Centro Commerciale Conè). In questa abitazione la nonna Catina diede alla luce i suoi ultimi 4 figli, Domenica, Giulia, Antonio e Enrichetta. Dopo pochi anni scoppiò la 1° guerra mondiale. Il nonno Angelo e i fratelli Antonio e Pietro furono chiamati alle armi e impiegati su diversi fronti. Pietro - il più giovane dei fratelli - era un alpino e rimase ferito nelle battaglie del M.Grappa e del Pasubio. Fu ricoverato presso l’Ospedale Militare di Fano dove purtroppo morì a causa delle gravi ferite riportate. Era il 28 novembre del 1918 e Pietro aveva 30 anni.
Negli anni successivi la grande famiglia aumentò ancora e fu necessario dividersi.
Il ramo della famiglia di Sanson Antonio emigrò prima nel Bellunese e poi in Friuli, mentre nel 1929 la famiglia del nonno Angelo e della nonna Catina si stabilì in una grande casa colonica a Conegliano (nella zona dove poi sorsero i primi stabilimenti Zoppas). Qui rimase per ben 22 anni fino al 1951.
Durante questo periodo, presso la chiesa di San Rocco, furono celebrate le dolorose esequie per la scomparsa del marito, il nonno Angelo. Ma ci furono anche momenti di gioia per la celebrazioni dei matrimoni di tutte le 9 figlie: Teresa, Angela, Amabile, Regina, Maria, Antonietta, Domenica, Giulia ed Enrichetta.
Nel 1951, nonna Catina con il figlio Antonio, ritornò a Campolongo. Qui visse fino al 1976. Quando morì era il 9 agosto ed aveva 94 anni.
La nonna aveva vissuto una vita intensa piena di sacrifici e di duro lavoro. Aveva conosciuto le gioie e i dolori della vita. Conosceva la struggente nostalgia dell’emigrante. Aveva vissuto le tragedie di ben 2 guerre mondiali. Ma aveva superato tutte queste difficoltà perché la nonna Catina era sempre animata da una grande fede Cristiana.
Di questo ne sono testimoni i 10 figli e gli oltre 40 nipoti e le tante persone che conoscendola l’hanno amata e rispettata.
Viale della Zoppas
Di Mario Anton Orefice, ed. De Bastiani, Vittorio Veneto 1999
…anche la casa di Angelo e Catina è presente nei ricordi Giuseppe che fu testimone della nascita della Zoppas e delle devastazioni della 2° guerra mondiale…
Sabato 23 maggio 1970 a Conegliano era già estate.
Per Giuseppe era una mattina come le altre, sveglia alle sei, il caffelatte e poi in fabbrica. Lungo la strada incrociò uno che lavorava con lui, gli veniva incontro in bicicletta e pedalava forte. Quando gli passò accanto gridò con faccia contenta: è morto Gino, due giorni di festa.
Nel ’39 aveva quattordici anni quando per la prima volta entrò nella piccola fabbrica in Viale della Zoppas 4.
Allora era tutta campagna lì.
Più avanti c’era la casa dei Basso, di fronte stavano i Sanson e i Soldan, e più in là c’era la villa del Maggiore, che poi avrebbero comprato gli Zoppas per farci degli stabilimenti.
E poi c’era la casa degli Zoppas, al numero 2, sull’angolo fra via Cesare Battisti e via Pittoni. Abitavano dove una volta c’era l’Osteria alle Crode, quella che aveva anche la balera.
Crode in dialetto vuol dire pietre, la chiamavano così perché il vicino fiume Monticano aveva molti massi che rafforzavano l’argine. In estate su quelle pietre si andava a prendere il sole e a fare il bagno. Erano i tempi in cui l’acqua del Monticano si poteva bere.
Nel 1944 - quando c’erano gli allarmi - si scappava lungo l’argine del Monticano.
A quel tempo i tedeschi misero piede in fabbrica, venivano a gruppi di due o tre per lavori di manutenzione alle loro Jeep. Reclutarono anche diversi operai. Giuseppe fu impiegato nella loro officina con magazzino ricambi di Susegana. L’officina era allestita nel fabbricato delle cantine Collalto, era una delle più grandi che l’esercito tedesco aveva in Italia
Giuseppe ogni volta che tornava a casa doveva attraversare la linea ferroviaria, che spesso era presa di mira dall’aviazione americana. Una volta se la cavò per miracolo: la bomba cadde dalla parte opposta dell’albero sotto il quale si era buttato. Lo coprì di terra, ma la vita era salva.
…dalle nostre ricerche…
..durante la 2a guerra mondiale, una bomba cadde anche nella cantina di casa Sanson. Tony Sanson ricordava che il grande calore provocò la fusione della parte in ferro del “torcio”…